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40enne denuncia i genitori, segregata e abusata per oltre vent’anni

Si è chiuso così l’incubo di una donna, oggi 40enne, che per oltre due decenni era finita in una spirale di abusi e violenze in cui, secondo quanto appurato nel corso delle indagini, era stata stuprata e segregata.

Gli abusi iniziati sul finire degli anni Novanta

L’incubo avrebbe avuto inizio a partire dal compimento della maggiore età, ma per anni i suoi racconti erano stati dismessi perché ritenuti poco credibili. Le allussioni a violenze e stupri commessi ai suoi danni da più persone coinvolte in messe nere e riti satanici hanno invece convinto il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Stefano Ammendola.

Ascoltata da Ammendola, la donna ha raccontato delle violenze di gruppo commesse nel corso dei rituali ai quali gli accoliti, incappucciati, partecipavano indossando tuniche bianche. Tutto avrebbe avuto luogo nel seminterrato della villetta in cui abitavano i genitori, un sotterraneo illuminato da torce, sulle cui pareti troneggiavano croci capovolte.

L’unico nome fatto dalla donna al PM sarebbe stato quello del padre adottivo, unico volto scoperto nel corso delle messe nere durante le quali veniva violentata. Proprio lui, nel corso degli anni, l’avrebbe tenuta segregata in una botola insonorizzata: le sue urla morivano lì, nel buio del seminterrato dei suoi aguzzini.

Interrogati, i due genitori hanno negato ogni accusa

Prima dell’estate, il PM aveva chiesto una misura cautelare per la coppia che si era occupata della donna fin dall’adolescenza e che, negli anni successivi, aveva ottenuto l’affidamento anche di altri giovani.

Interrogati, marito e moglie hanno respinto le accuse. L’uomo ha poi sottolineato come sia stato assolto da tutte le denunce presentate in passato nei suoi confronti. “La ragazza non ci era stata affidata dal Tribunale dei minori, era semplicemente nostra ospite“, avrebbe poi aggiunto il genitore adottivo.

La questione del figlio avuto dal “padre” adottivo

“Noi accogliamo persone in situazioni di disagio, nel suo caso non c’era alcun provvedimento di affido“, ha poi continuato l’uomo ascoltato dal giudice. “Ho avuto un figlio da lei, che non vedo da dieci anni. Da quel momento è cominciata la serie di denunce“.

Il racconto fornito dalla donna, però, sarebbe diverso. Nel corso della sua permanenza forzata in casa della coppia, le violenze ai suoi danni non sarebbero cessate neppure dopo la gravidanza. Avrebbe anche tentato la fuga, in passato, ma una coppia al di fuori dei confini della regione l’avrebbe rionosciuta, avvicinata e narcotizzata, riconducendola all’orrore dal quale si era tirata fuori momentanemanete.

La decisione del GIP

Suffragato dalle perizie condotte dagli inquirenti, il racconto della vittima ha convinto il GIP, che l’ha ritenuto attendibile. Per anni inascoltata, ora il suo incubo si sarebbe finalmente interrotto. Per i due genitori è stato disposto l’obbligo di dimora, assieme al divieto di avvicinarsi alla donna: a controllare che non trasgrediscano, il braccialetto elettronico sui loro corpi.

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