Sit-in sotto la sede della Regione Campania dei 23 ex dipendenti della multinazionale Jabil di Marcianise (Caserta) vittime di un’operazione di reindustrializzazione non andata a buon fine. I lavoratori, convertiti nell’azienda sarda Orefice, sono stati poi licenziati da quest’ultima, dunque tuttora disoccupati. Di qui la protesta in via Santa Lucia per chiedere di uscire “dall’oblio” in cui versano.
Gli ex dipendenti: “Promesse non mantenute”
Si tratta di “un’ulteriore ingiustizia lasciare i lavoratori ex Jabil nell’oblio generale – scrivono in una nota i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil di Caserta e le sigle sindacali dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e Failms – Che fine hanno fatto le soluzioni promesse dal ministero? Che fine ha fatto la newco Tme/Invitalia che doveva reimpiegare anche i lavoratori di Orefice?”. I 23 ex Jabil si riferiscono alle tante promesse provenienti dalle istituzioni di reimpiegarli in altre aziende, come la newco Tme-Invitalia, che dovrebbero essere coinvolte in operazioni di reindustrializzazione degli ex Jabil.
Nel dettaglio, l’azienda sarda fu pagata dalla Jabil per ognuno dei 23 dipendenti riassunti, e sulla base di accordi presi da Regione e ministeri, avrebbe dovuto aprire uno stabilimento nel Casertano o nel Napoletano in cui far lavorare gli esuberi di Jabil. Orefice prese in affitto un capannone con l’intento di produrre generatori elettrici, ma la produzione non è mai partita, e in pochi mesi ordinò ai 23 dipendenti di trasferisi in Sardegna. Al rifiuto del trasferimento, l’azienda licenziò i lavoratori, che ora si trovano nel tunnel della disoccupazione.
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