San Gennaro miracolo in ritardo. Ci sono voluti due giorni di attesa prima che il sangue di San Gennaro si sciogliesse. Un tempo lungo in cui si pensava che per la seconda volta consecutiva non sarebbe avvenuto il prodigio. Come il 16 dicembre scorso. Nel pomeriggio di domenica si è ripetuto il miracolo alla presenza di pochi fedeli. Un prodigio per pochi intimi, dopo ore di suppliche, orazioni, canti e tutto l’impegno di un gruppo di instancabili parenti. Sul pulpito monsignor Vincenzo De Gregorio, abate della Cappella del santo, ha oscillato, di tanto in tanto, la teca con il sangue che appariva duro come una pietra. Accanto a lui il deputato Giampiero Martuscelli, figlio d’arte, chiamato a coprire il suo turno pomeridiano in occasione dell’ottavario.
SAN GENNARO MIRACOLO IN RITARDO: NO A PRESAGI NEFASTI
Alla notizia dell’avvenuto prodigio, il primo ad arrivare, direttamente dal palazzo di Donnaregina, è stato il vescovo che, sull’altare, ha stretto a sé la teca. Proprio Battaglia, dal pulpito, sabato pomeriggio – accanto al suo predecessore Crescenzio Sepe che ha concelabrato con gli altri sacerdoti – aveva messo in guardia i fedeli, invitandoli a non lasciarsi prendere dall’ansia di leggere, a tutti i costi, «buoni auspici o presagi nefasti per il futuro». «Il sangue, – aveva detto – sia che si sciolga, sia che resti nella sua immodificata sacralità, ci rimanda a quello di Cristo, nel cui mistero pasquale ancora ci troviamo, e che dà il senso alla grande e intensa icona del sangue che si scioglie». Da qui, nella stessa omelia, il racconto di alcune storie che, parlando di sangue, Battaglia aveva voluto ricordare a chi lo ascoltava.
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