Era morta lo scorso 9 febbraio a casa sua, dopo aver festeggiato il suo compleanno con la famiglia mangiando sushi in un noto ristorante del napoletano. Rossella Di Fuorti si era spenta, secondo quanto accertato dall’autopsia, per un’emorragia cerebrale, ma il caos mediatico ha fatto sì che il locale sia stato preso di mira dalle cosiddette “malelingue”. Con la sfortunata coincidenza, però, il ristorante non c’entra e ora protesta.
La dura protesta del ristorante
“In questi giorni abbiamo assistito a uno sciacallaggio mediatico molto pesante. Abbiamo subito diffamazioni infondate e assolutamente discriminatorie, anche da parte di colleghi, provocando in noi un enorme senso di amarezza e delusione”. Così si apre il comunicato stampa di protesta in risposta alle durissime accuse subite dal ristorante Tokyo 2, dove la povera signora Di Fuorti aveva festeggiato il suo 40esimo compleanno. “Sulla nostra attività ci sono state critiche infondate, è stata messa sotto accusa la nostra cucina e i nostri prodotti che, dopo attenti esami degli organi preposti, sono risultati di altissima qualità”.
“Siamo una realtà che, in questi anni, con impegno e dedizione, si è affermata nel settore della ristorazione”, continua il comunicato, “ricevendo numerosi apprezzamenti da migliaia di clienti. I dati dell’autopsia confermano ciò che era già chiaro dalle prime indagini, ovvero la totale assenza di correlazione tra l’improvviso decesso della povera signora Di Fuorti e il pasto consumato poche ore prima. Ai familiari della povera signora vanno le più sentite e sincere condoglianza da parte della direzione e di tutto il personale di Tokyo 2″.

Le indagini dopo il decesso
Rossella Di Fuorti era andata a festeggiare i suoi 40 anni nel noto locale di ristorazione asiatica. Tornata a casa, però, aveva accusato alcuni problemi di salute e, a un’ora circa dall’uscita dal ristorante, aveva perso la vita. Sulla morte della donna, la Procura partenopeva aveva subito aperto un’indagine, delegata ai Carabinieri del NAS (Nucleo Anti Sofisticazione), i quali hanno prontamente effettuato un’ispezione del locale. Durante l’ispezione, la polizia giudiziaria aveva rilevato anche alcuni problemi di carattere igienico sanitario: per questo, in via cautelativa, aveva disposto la chiusura del ristorante.
Alcuni giorni dopo i fatti, la famiglia, attraverso il proprio legale, l’avvocato Sergio Pisani, aveva diffuso un comunicato nel quale si sottolineava come nessuno avesse mai puntato il dito contro il ristorante e che la circostanza del pranzo a base di sushi era emersa mentre, con gli inquirenti, si stavano ricostruendo tutte le fasi precedenti al decesso. Ad ogni modo, l’esame autoptico effettuato sulla salma della donna ha poi escluso qualsiasi tipo di legame tra la cena a base di sushi e la morte. Rossella, infatti, sarebbe morta per un’emorragia cerebrale.
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