Cercare di diminuire il nervosismo e la tensione dei parenti e degli accompagnatori dei pazienti, così da scongiurare spiacevoli episodi con i sanitari balzati alle cronache nazionali e non solo. La direzione dell’Ospedale “Cardarelli” mette in campo una soluzione alternativa che andrà di pari passo con il già presente e affidabile presidio della Polizia di Stato e dei vigilantes interni. Parliamo di una nuova area del nosocomio partenopeo che funge da accoglienza di tutti gli accompagnatori dei pazienti.
Un’area dedicata ai parenti dei pazienti
Una struttura in vetro allestita con decine di posti a sedere, completata poche ore fa, ambiente coperto, custodito e sorvegliato, come da norma fornito anche dei servizi igienici. Sarà introdotta anche la figura di un infermiere che in quell’area prenderà la mansione di informatore e comunicatore con le persone accompagnatrici in attesa di informazioni e aggiornamenti riguardanti i propri cari ricoverati presso il Cardarelli. Un addetto che di fatto farà da collante tra il settore medico-chirurgico del pronto soccorso e la nuova area di accoglienza. L’obiettivo come racconta la direzione sanitaria dell’ospedale è “prendersi cura” di queste persone che, inevitabilmente, a causa del sovraffollamento nei presidi, rimangono per ore in attesa di notizie e abbandonati a loro stessi.
Un modello, quello dell’infermiere che funge da raccordo tra familiari e struttura ospedaliera nelle ore dove si registra il picco di accessi al pronto che arriva dalla sperimentazione messa in atto al Niguarda di Milano, dove il progetto sta funzionando bene anche oltre le più rosee aspettative. Ora il Cardarelli, che ha avviato il servizio sul finire del mese di marzo spera di completare il periodo di sperimentazione con un feedback positivo da parte dello stesso personale medico-sanitario. Una riunione interna nelle prossime settimane servirà a capire cosa sarà possibile migliorare in caso di necessità.
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