Sono passati dieci anni dal più grave incidente stradale della storia italiana che si consumò al chilometro 33 dell’Autostrada, A16 la Napoli-Canosa, nel territorio del Comune di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino. 40 le vittime, tra giovani e anziani, che persero la vita in una scarpata.
Tornavano a Pozzuoli dopo essere stati per alcuni giorni in gita a Telese Terme e, nei luoghi di Padre Pio, a Pietrelcina: il bus che li stava riportando a casa, nel tratto in discesa, a pochi chilometri dal casello di Baiano, cominciò a sbandare dopo aver perso un pezzo dell’impianto frenante.
La dinamica dell’incidente
L’autista, fratello del proprietario dell’agenzia Mondo Travel che aveva noleggiato il bus, dopo aver percorso un chilometro ondeggiando a destra e sinistra sulla carreggiata e dopo aver tamponato una quindicina di auto, nell’estremo tentativo di frenare la corsa, accostò alle barriere protettive del viadotto “Acqualonga” che però cedettero.
Un volo di oltre quaranta metri nel quale persero la vita sul colpo 38 persone, altre due sarebbero decedute in ospedale nei giorni successivi. Si salvarono in otto, tra questi tre bambini usciti quasi illesi grazie a nonni e genitori che li strinsero a sé mentre il bus precipitava.
Dopo 10 anni, gemellate nel dolore, le comunità di Pozzuoli e Monteforte irpino si sono ritrovate per porre una corona di fiori sul luogo dell’incidente e per un rito religioso.
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