Il sistema carcerario italiano è tristemente noto per le condizioni tutt’altro che ottimali in cui versano le persone detenute all’interno degli istituti. Allo stesso tempo, leggere di violenza, aggressioni e, in certi casi, morti all’interno delle strutture detentive, purtroppo, non è una novità. Una situazione di precarietà a trecentosessanta gradi, come testimoniano gli episodi degli ultimi giorni.
Un’esplosione di aggressioni ai danni degli agenti
Negli ultimi giorni c’è stato un vero e proprio exploit di violenze ai danni degli agenti di guardia, situazione denunciata a più riprese dai media e dai sindacati di categoria. Prima, un’aggressione ai danni di un agente di polizia penitenziaria alcuni giorni fa, poi, nella giornata di ieri, un tentativo di strangolamento e oggi, a neppure ventiquattr’ore di distanza, un nuovo assalto ai danni di una guardia carceraria.
Tutto questo è accaduto all’interno di una struttura di Pescara. Il detenuto, secondo quanto dichiarato da Giuseppe Ninu, segretario regionale del SAPPE, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, non sarebbe nuovo ad atteggiamente simili: “Qualche giorno addietro aveva distrutto tutte le telecamere di sicurezza del Reparto e minacciato un altro poliziotto”.
Un morto a Poggioreale
Condizioni difficili per chi lavora all’interno degli istituti di detenzione, ma anche per chi vi è rinchiuso. A Napoli, all’interno del carcere di Poggioreale, appena due giorni fa, ha perso la vita un uomo di 56 anni che di recente lamentava problemi di salute. Sul corpo del deceduto è stata disposta l’autopsia dal tribunale.
“Sovraffollamento e precarietà della situazione igienico-sanitaria sono le costanti della vita in carcere a Poggioreale: lo Stato non garantisce gli standard minimi di dignità e di assistenza sanitaria”, sono state le parole di Pietro Ioia, garante comunale dei diritti dei detenuti. Lapidario il commento del garante regionale, Samuele Ciambriello: “C’è un allarme silenzioso e silenziato sulle morti in carcere e di carcere. Ogni diversamente libero ha alle spalle qualcosa di unico, per questo la pena non deve dimenticare l’unicità di ciascuno. Per il carcere occorre fare di più e fare presto“.
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