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Aveva le password di 46 pm, altri dettagli sull’hacker Carmelo Miano

FOTO HACKER CONFERENZA SICOMUNICAZIONE

Carmelo Miano, l’hacker siciliano di 24 anni arrestato meno di un mese fa con l’accusa di aver violato i server del Ministero della Giustizia, era in possesso, tra Firenze, Perugia e Torino, di ben 46 password di altrettanti magistrati inquirenti, tra cui anche quelle dei procuratori di Perugia e Firenze Raffaele Cantone e Filippo Spiezia. La circostanza emerge dagli approfondimenti investigativi eseguiti dalla Procura di Napoli sulle informazioni acquisite e analizzate dagli inquirenti nell’ambito dell’indagine sulle incursioni dell’hacker.

“Deve rimanere in carcere”: così la Procura di Napoli

Nella conferenza stampa che ha reso noto il suo arresto, il procuratore di Napoli Nicola Gratteri lo aveva definito un vero e proprio mago. Sicuramente in possesso di doti informatiche spiccatissime ma ha peccato di ingenuità quando si è messo a navigare su un sito di contenuti pornografici. E’ stato proprio quest’ultimo a tradirlo, nel momento in cui il suo indirizzo IP è risultato visibile ai tecnici della Polizia di Stato che erano sulle sue tracce.

Per la procura di Napoli, Miano deve rimanere in carcere. Ora si trova in una cella del Regina Coeli di Roma. A suo carico, secondo i pm, si rafforzano gli elementi investigativi. Davanti ai giudici del tribunale del riesame di Napoli, la procura ha avanzato la richiesta di conferma della misura, della quale invece il difensore del giovane, l’avvocato Gioacchino Genchi, chiede la revoca. 

La difesa del giovane

Il 24enne ha sostenuto sotto giuramento di aver praticato solo alcune incursioni nel sistema informatico della giustizia, ma con l’unico scopo di verificare (e apprendere) le accuse che lo vedevano indagato tra Gela, Napoli e Roma. 

Rubati i dati di milioni di utenti Tim

Inoltre come già chiarito dagli organi di Polizia nel suo mirino non c’erano solo i database del sistema giudiziario italiano ma anche i server della Guardia di Finanza e del colosso delle telecomunicazioni TIM. Su questo punto i pm napoletani sono stati chiari  «Sono emerse evidenze circa l’accesso abusivo e susseguente sottrazione di svariati milioni di credenziali dai sistemi telematici della società Tim spa (l’intero database degli utenti), tra le quali è assolutamente prevedibile che vi siano utenze personali e di servizio appartenenti a magistrati in servizio su tutto il territorio nazionale”

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