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Cantone, “Riforma separazione delle carriere è riforma punitiva”

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Il tanto dibattuto tema della riforma della separazione delle carriere è arrivato all’Università “Luigi Vanvitelli”, con un incontro a cui hanno preso parte relatori illustri del panorama della magistratura e dell’avvocatura locale e nazionale. Primo fra tutti, il procuratore Raffaele Cantone, che è stato deciso nella sua posizione circa la riforma, a suo vedere “punitiva nei confronti della magistratura”.

La posizione del procuratore Cantone

“Questo è uno dei primi incontri che viene fatto a livello nazionale su questo tema perché malgrado sia un tema così importante e che a mio modo di vedere stravolge l’intera carta costituzionale, non mi pare se ne stia parlando più di tanto, e non mi pare che ci sia grandissima intenzione di farlo. L’accelerazione, purtroppo, è un po’ la prova che le ragioni che sono dietro questa riforma non sono quelle che vengono indicate”. Queste le primissime rilevazioni del procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone, ospite al convegno dedicato al tema della separazione delle carriere organizzato al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.

“Ho sentito in questo periodo dopo le vicende che hanno riguardato il mancato trattenimento degli stranieri nei centri di accoglienza, che bisogna accelerare sulla separazione delle carriere. La domanda viene spontanea: ma cosa c’entra la separazione delle carriere in un caso in cui tutti i provvedimenti sono stati adottati dal giudice? Non ha nessuna incidenza. Questa è una riforma che rischia di mettere in discussione alcune regole fondamentali della nostra Costituzione. La verità è che la magistratura svolge una funzione di controllo e in generale dà fastidio a chi in quel momento ha il potere. Non ne faccio una questione di politica di destra o di sinistra. L’intento vero di questa riforma non ha nulla a che vedere con l’efficienza della giustizia”, ha concluso.

Le parole del procuratore D’Amato

Separando le carriere, il Governo vorrebbe risolvere i problemi dei tempi nell’amministrazione della giustizia, ci ha spiegato il procuratore capo del Tribunale di Messina, Antonio D’Amato. “Con tutto il rispetto doveroso per chi esercita l’attività politica e ha responsabilità politiche, mi sembra di ritenere che si sarebbero dovuti risolvere prima i problemi relativi agli assetti organizzativi degli uffici giudiziari, in particolare mezzi, uomini, risorse, geografia giudiziaria, per un semplice motivo: perché l’indipendenza della magistratura presuppone in primo luogo la sua efficienza”.

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